venerdì 8 novembre 2013

CHI CONTROLLA I BINARI?????

 Chi controlla i binari:
la lezione del caso Italo
di Marco Ponti <http://www.ilfattoquotidiano.it/blog/mponti/> |

 Il primo concorrente europeo nel settore dei treni di alta velocità (AV) è
stato* Italo-NTV*, iniziativa di Luca di Montezemolo con altri imprenditori
e banche italiani, e con il socio di maggioranza relativa rappresentato
dalle ferrovie francesi (Sncf, al 25 per cento). Compete da due anni con i
servizi di AV di Trenitalia, società del gruppo FS, che è anche* proprietario
dei binari con Rfi*. FS è interamente pubblica: la normativa europea
obbliga alla separazione societaria tra reti ferroviarie e società di
servizi ma, ipocritamente, non obbliga alla separazione della proprietà. Si
tratta unicamente di una separazione contabile, cioè formale. *FS poi è
pesantemente sovvenzionata dalle casse pubbliche*, sia in conto esercizio
che in conto investimenti (6 miliardi di euro all’anno all’incirca), anche
se, come tutte le imprese sovvenzionate, non ama il termine “sovvenzioni”,
e preferisce chiamarli “corrispettivi”: formalmente sono trasferimenti
contrattualizzati, ma la sostanza non cambia.

*Ntv è in vistosa crisi*, anche per un assetto finanziario originale che
appariva da subito alquanto spericolato, e certo anche per effetto della
crisi. La situazione attuale sarebbe la seguente, non proprio rosea:
perdite di 77 milioni di euro, un patrimonio netto sceso a 107 milioni e un
debito verso le banche di 220. L’ingegner Giuseppe Sciarrone, tecnico con
grande esperienza ferroviaria, ha dovuto addirittura lasciare la gestione,
chiarendo che le condizioni di competitività erano insufficienti. Lo sono?
Sembrerebbe di sì. FS gestisce il traffico sulla rete, controlla le
stazioni e le informazioni agli utenti, ha dimensioni, e quindi economie di
scala, di scopo, di rete ecc., enormemente maggiori, e gestisce importanti
servizi non liberalizzati. Inoltre gode di una evidente protezione politica
per ragioni di “cattura” (in questo caso, voto di scambio con i dipendenti,
che godono di una forza contrattuale molto grande e, giustamente, non amano
l’avvento della concorrenza e di conseguenza neppure quell’unico
concorrente, che potrebbe cambiare il quadro di monopolio pubblico
sussidiato dell’intero sistema ferroviario). *È difficile competere con
qualcuno che non può fallire e lo sa benissimo.*

Dove sono le low cost?

Questo contesto è diverso da quello dove la concorrenza ha funzionato bene:
il* settore aereo, con l’avvento delle compagnie low cost*. Qui le
infrastrutture non appartengono agli incumbent (quelli che c’erano prima),
che in generale non sono sussidiati: che gli aeroporti sussidino alcune
compagnie low cost è una leggenda, sfatata da tutte le azioni giudiziarie
tentate invano a Bruxelles dagli incumbent. Anzi, alcune vistose protezioni
pubbliche perdurano per le compagnie di bandiera, ma evidentemente non
sufficienti, dati i risultati, che hanno visto crollare tutte le tariffe
aeree, per allinearsi, direttamente o indirettamente, a quelle dei nuovi
entranti. Nelle ferrovie di AV, al contrario del settore aereo, i costi di
produzione sono poco flessibili (per rigidità contrattuali per il lavoro,
assenza di vere alternative per il materiale rotabile e per la limitatezza
delle tratte servibili, che non consente strategie innovative quali quelle
dei nuovi entranti nel settore aereo). Ne risulta che per l’AV, di fronte a
un prodotto sostanzialmente identico tra i concorrenti, l’unica strategia
possibile, la guerra dei costi, risulta poco percorribile. E dunque i
vantaggi di cui gode l’incumbent sono risultati non superabili, date le
condizioni descritte.

Comunque, *FS stessa probabilmente si augura che NTV non soccomba*. Questo
metterebbe definitivamente in luce l’insufficienza della liberalizzazione
del settore. Infatti FS continua a presentare l’esistenza di NTV come prova
del contrario (una sorta di “opposizione di Sua Maestà”, di prussiana
memoria). Paradossalmente , se questo rischio emergesse, a FS converrebbe
allentare la pressione concorrenziale che oggi esercita su NTV. Comunque
per gli utenti un beneficio si è già realizzato, in termini di qualità dei
servizi di FS e anche di prezzi, maggiormente articolati e “limati” dalla
pressione concorrenziale (non sappiamo che prezzi vi sarebbero stati senza
concorrenza, ma tutti gli indizi sono in questa direzione).

Che lezione trarne per il regolatore indipendente, se esistesse e
difendesse davvero gli utenti? Che*aprire la concorrenza senza separare
realmente la rete dai servizi non basta,* e che probabilmente anche le
economie di scala e di scopo giocano un ruolo troppo importante nel settore
per non estendere la liberalizzazione anche al segmento “lunga distanza non
AV” e ai servizi regionali, come d’altronde NTV ha chiesto invano da tempo.

In questo quadro di *insufficiente regolazione pubblica*, intanto FS si
rafforza acquistando grandi imprese di trasporto urbano (Firenze e, sembra,
Torino). Secondo le teorie regolatorie, si tratta di “integrazione
verticale di impresa dominante” che non dovrebbe essere consentita. Ma,
appunto, si tratta di teorie, a difesa degli utenti e dei contribuenti. La
realtà sembra ben diversa.

*Il Fatto Quotidiano, 30 Ottobre 2013*

Nessun commento:

Posta un commento

Attenzione, si ricorda che ogni utente è responsabile di tutto ciò che pubblica su questo blog. Pertanto si invita a inserire commenti solo costruttivi.
Grazie lo staff